I progressi medico-scientifici (prevenzione, progresso farmacologico, decremento di morti dovute a malattie acute) se da un lato hanno condotto a un notevole miglioramento delle condizioni esistenziali e ad una più alta aspettativa di vita, dall’altro hanno contribuito all’insorgere di patologie cronico-degenerative legate all’età, che spesso causano disabilità e perdita di autonomia. L’anziano, infatti, per motivi legati all’invecchiamento e alle malattie intercorrenti, diviene più “fragile” e meno capace di rispondere in maniera ottimale agli stimoli esterni.
La fragilità
La fragilità è l’espressione più problematica dell’invecchiamento della popolazione. Questa viene definita come uno stato di ridotta omeostasi e di scarsa resistenza agli stressor che portano ad un aumento della vulnerabilità e del rischio di conseguenze avverse come le malattie, le cadute, le disabilità, la necessità di assistenza a lungo termine e la morte.
Con l’avanzare dell’età si assiste ad un progressivo declino cumulativo di diversi sistemi fisiologici che riduce la riserva omeostatica (cioè l’attitudine propria degli organismi viventi, a mantenere in stato di equilibrio le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne), fino a quando gli eventi stressanti (fisici, ambientali, metabolici, psicologici, affettivi, alimentari) relativamente minori provocano sproporzionati cambiamenti nello stato di salute.
Un insulto apparentemente piccolo (ad esempio un nuovo farmaco, un’infezione “minore” o un “minore” intervento), quindi, riesce a determinare un drammatico e sproporzionato sconvolgimento della salute: da indipendente a dipendente; dalla stabilità posturale alla caduta; dalla lucidità al delirio; da mobile ad immobile con possibile instaurarsi della sindrome da allettamento. La fragilità è così una sindrome clinica che se trattata nel giusto modo può essere anche reversibile, mentre se trascurata può portare alla perdita completa dell’autonomia. Esistono alcuni elementi fisici e psicologici che identificano un anziano come fragile. Secondo L.P. Friend essi sarebbero cinque:
- la perdita di peso
- la debolezza
- la lentezza
- il basso livello di attività
- la spossatezza.
Le patologie più frequenti
Demenza
Con il termine “demenza” si indica una sindrome, cioè un insieme di sintomi, che comporta l’alterazione progressiva di alcune funzioni: memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di orientarsi, di svolgere compiti motori complessi e, inoltre, alterazioni della personalità e del comportamento.
Artrosi
L’artrosi è una malattia articolare degenerativa, cronica e progressiva. È la malattia reumatica più diffusa e colpisce entrambi i sessi: in Italia ne soffrono oltre 4 milioni di persone. L’artrosi colpisce la maggior parte delle persone anziane. Le lesioni degenerative osservate a carico delle articolazioni sono molteplici e coinvolgono la cartilagine, l’osso subcondrale e le inserzioni tendinee.
Morbo di Parkinson
Si tratta di una malattia degenerativa che si manifesta soprattutto dopo i 60 anni. Il morbo di Parkinson fa parte del gruppo di patologie che provocano disordine nei movimenti. La malattia si manifesta quando, a causa della degenerazione dei neuroni posti nella sostanza nera del cervello, cala la produzione di dopamina che ha la funzione di regolare i movimenti involontari.
Osteoporosi
L’Osteoporosi, che significa letteralmente porosità dell’osso, è una malattia caratterizzata sia da una riduzione della massa ossea (cioè della quantità) sia da un’alterazione della sua architettura cioè della qualità. Ne risulta una maggiore fragilità dell’osso e lo espone al rischio di fratture. Le regioni del corpo umano più frequentemente coinvolte sono l’anca, la colonna vertebrale toracica e lombare, il polso e la spalla.
Incontinenza
L’incontinenza urinaria è un disturbo imbarazzante e piuttosto frequente in particolar modo nel sesso femminile. Questo problema peggiora la qualità di vita creando spesso problemi nella gestione degli aspetti relazionali e della vita familiare. Nell’anziano le cause più frequenti sono le infezioni urinarie, la polifarmacoterapia, l’immobilità e la stipsi.
Trattamenti personalizzati
Il trattamento del paziente anziano deve essere altamente personalizzato, e spesso lo scopo non è quello di tendere alla “guarigione” bensì a migliorare la qualità di vita. La Geriatria ha il compito di perseguire tale scopo, cioè di ritardare il più possibile la progressiva riduzione delle funzioni organiche e mentali che possono minare l’autosufficienza ed il progressivo peggioramento della qualità di vita.
Come affermato da Papa Francesco: “La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune”.
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Articolo a cura della Dr.ssa Rosalba Benvenuto. Medico Chirurgo Specialista in Geriatria